la Repubblica,
Dario del Porto
L'uomo è stato arrestato su mandato russo e liberato grazie alla ministra Cartabia: "Resterò in Italia fino a quando le accuse contro di me non saranno tutte cadute, ma intanto mi batterò per il mio Paese"
"Più che a un personaggio della letteratura, paragonerei Vladimir Putin a un insetto. Mi fa venire in mente una tarma. Ecco, è una tarma che si crede Machiavelli".
Quando risponde a Repubblica, Eugene Lavrenchuk, il regista ucraino di 39 anni arrestato a Napoli il 17 dicembre su mandato della magistratura russa, è appena tornato libero dopo due mesi e mezzo passati in cella a Poggioreale e poi agli arresti domiciliari. Su richiesta della Guardasigilli Marta Cartabia, la Corte d'Appello ha revocato la misura in attesa dell'udienza sull'estradizione alla quale Lavrenchuk si è opposto sin dal primo giorno, dichiarandosi vittima di una persecuzione politica da parte di Mosca. "C'è il rischio concreto che possa essere sottoposto a trattamenti contrari ai diritti fondamentali della persona, compreso il diritto di difesa", scrive via Arenula.
Sul suo caso si sono mossi intellettuali e politici non solo ucraini. Il consigliere regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde) andò a trovarlo in carcere, il deputato di "Più Europa" Riccardo Magi ha segnalato in un'interrogazione parlamentare che l'Interpol aveva ritenuto "non conformi" con il suo statuto le ricerche internazionali diramate dalla Russia. "Resterò in Italia fino a quando il procedimento contro di me non si sarà chiuso definitivamente. Ma sono pronto a dare una mano al mio Paese", dice Lavrenchuk affiancato dal suo legale italiano, l'avvocato Alfonso Tatarano. Anche il consolato ha fornito supporto tramite l'avvocato Roman Semeyuk.
Come sta vivendo quello che sta accadendo in Ucraina?
"Sono orgoglioso di come il popolo ucraino sta resistendo all'attacco di questo impero del male. È una strategia che parte dall'invasione in Crimea e nel Donbass. Ma questa guerra non riguarda solo noi, bensì tutto il mondo. È fondamentale che l'Europa sia unita per fermare Putin".
Lei è ucraino e ha lavorato in Russia. Putin poteva essere fermato prima di questa catastrofe?
"In Russia ci sono state manifestazioni di dissenso, ma occorre tempo per cambiare le cose in un Paese dove Putin porta dentro di sé la cultura stalinista. La politica russa è come una scatola che nasconde quello che c'è dentro, c'è anche chi non riesce a capire fino in fondo".
È vero che, quando lavorava a Mosca, si rifiutò di manifestare pubblicamente sostegno alla campagna di Putin in Crimea e che da allora sono cominciate le ritorsioni?
"Sì, mi proposero di sostenere quell'intervento. Dissi di no. Da quel momento sono diventato un nemico. Non vivevo più in Russia da 8 anni e mi hanno fatto arrestare ingiustamente dall'Interpol, senza che sapessi nulla di ciò che era stato costruito contro di me. I miei amici che sono ancora in Russia, rischiano di perdere il posto di lavoro e fino a 15 anni di carcere anche solo per un "like" sui social".
Come finirà questa guerra?
"L'Europa e il mondo devono essere uniti al fianco dell'Ucraina. Sono convinto che si vincerà, anche se non so a quale prezzo di vite umane".